JOYLAND di Stephen King

La debolezza del Re è già forza, per cui questo King minore in effetti non è trascurabile. Il maestro ambienta questo thriller in parco divertimenti del ’73. Un’estate di passaggio e formazione per il protagonista, un giovane universitario, Devin Jones, che stringerà amicizia con Tom ed Erin, i quali lavoreranno con lui a Joyland, diventando una coppia, ma anche con gli enigmatici Annie e Mike Ross, rispettivamente ancora piacente mamma e figlio gravemente malato. Il romanzo sa essere struggente nel rappresentare questo passaggio post adolescenziale del protagonista Devin Jones, anche perché King sceglie l’io narrante a focale lunga, cioè ci parla degli eventi passati ora che è un giornalista e scrittore sulla sessantina, nel 2013. L’alternanza appena accennata tra ciò che accadde, il senso del trascorrere del tempo, la percezione delle persone conosciute e poi perse di vista e le altre che lo hanno accompagnato, genera emozioni che stringono il cuore, forse anche perché è proprio l’immaginario del Luna Park a essere deposito di piccole quanto incisive e indelebili emozioni per ciascuno di noi. King è insuperabile nell’aver tratteggiato indimenticabili passaggi verso varie tappe dell’età adulta e anche dell’età adulta che ci riconduce nel grembo degli anni verdi.
Tra tante esperienze che segnano il protagonista, fa capolino la storia di un fantasma, Linda Gray, una ragazza uccisa nel tunnel dell’orrore, e ci accompagnano anche una bizzarra chiromante del parco, Rozzie Gold, le curiose signore delle pensione dove alloggia e i colleghi di lavoro, i ‘figli del carrozzone’ di vecchia data, spesso rudi e di buon cuore, ma le soprese non mancheranno. Il lettore crede di avere la soluzione del giallo della morte di Linda Gray, in merito alla quale Devin e i suoi amici indagano, soprattutto Erin, ma il finale ben congegnato non mancherà di sorprendere il lettore.
Complimenti speciali vanno anche al traduttore Giovanni Arduino, che ha saputo trovare delle corrispondenze credibili in italiano dello slang del carrozzone (parchi giochi, luna park e circhi) e non solo, quasi sempre molto azzeccate, per esempio i visitatori del parco sono i ‘bifolchi’ o i ‘frollocconi’, mentre la ruota panoramica diventa la/il ‘montafessi’. Il gergo, di cui alla fine King cita un testo dedicato, è realmente esistente tra i lavoratori delle fiere, non è mai cattivo, ma un misto di ironia, cinismo e affetto per il mestiere e per coloro che lo rendono possibile, ovvero i visitatori.

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Gino Pitaro

Nasce a Vibo Valentia e ha svolto attività di redattore, articolista freelance e di documentarista. Nel 2011 il suo esordio come autore di romanzi con "I giorni dei giovani leoni" (Arduino Sacco Editore), poi per la Ensemble pubblica rispettivamente nel 2013 e 2015 "Babelfish, racconti dall'Era dell'Acquario" e "Benzine", vincendo numerosi premi letterari. "La Vita Attesa" è il romanzo per Golem Edizioni pubblicato nel 2019. Vive in provincia di Roma.