IL SENSO DEL CAMMINO di PAOLO CORDARO 

“Il senso del cammino” è piacevole, anche se risulta una lettura impegnativa. Non è un viaggio dentro se stesso, per scoprire il proprio Io, ma una riflessione, intima, estremamente sincera, per rendere esplicita la propria anima, per rendere conto a se tesso ed agli altri delle proprie emozioni, senza reticenza o timori, sono proprio le emozioni, il centro del cammino. Le emozioni sono legate al territorio dove sei vissuto, così il cammino si snoda tra le cave di travertino, il canale di acqua solfurea, il ponticello, la costruzione attribuita al Bernini, la compostezza della chiesa della madonna del Quintigliolo, il villaggio di Don Nello, il Monte Catullo.
Non è un territorio da fiaba, ma aspro e contrastato, accanto alla maestosità della ruggente cascata dell’Aniene, le “foibe” lontane dal nord est, dove è stato divorato il territorio, per cavare la bianca pietra, arricchire pochi, lasciare ai posteri il compito di risanare un territorio, forse insanabile, come le rovine delle cartiere sgretolate, nella assoluta assenza della politica.
Sensazioni, poesia pura, riflessioni, affetti, religiosità intima, missione pedagogica, sentimenti di amicizia e condivisione. Il meglio della poesia di Paolo, sta nella corrosione del proprio animo dopo l’incontro con le persone che hanno inciso un solco nel suo cuore. La sua amica, amore della giovinezza, assume un ruolo di insegnamento, di missione da condurre nella vita. Campagne note, scenari famigliari, luoghi del cuore, amici lontani anni, risvegliano sensazioni e sentimenti mai sopiti, che scuotono l’anima del poeta e rendono il cammino aspro, pur illuminato dalla saggezza di “Zu Paolino” e la dolce compagnia del meticcio, il cane fedele.
La poesia sale di tono e diventa lirica, pur nella scarna articolazione del linguaggio, alla vista della chiesetta intima, immersa nella penombra, la statua di Antonio benedicente ricompone le lacerazioni dell’anima.
La certezza della fede rinfranca il fisico provato dalla calura e dalla salita.  Forti di una rinnovata energia il cammino si appresta al suo traguardo, dove una frotta di fanciulli festanti giocano una partita di calcio e uno di loro invita il poeta ad unirsi al gioco. Sono gli ospiti del Villaggio “don Nello”.  Questo è il momento della totale condivisione, della comunione delle anime.
Il poeta esprime la sua natura più intima, la sua partecipazione affettiva, la sua appartenenza culturale, la sua fede, la sua visione pedagogica.  Esprime sentimenti di vicinanza, imprime nuove speranze a quel ragazzo, che non ha ancora un nome e la poesia ne risulta contaminata e alleggerita sale veloce.