Il Miracolo Segreto di Andrea Masotti

“Il Miracolo Segreto” è l’ultima prova letteraria di Andrea Masotti, e questo testo è risultato tra i vincitori del premio Pegasus di Cattolica per gli inediti del 2019, pubblicato quindi dalla casa editrice afferente al premio.

Roberto, calciatore mancato, abita in un paese di montagna con la figlia adolescente Alice, affetta da disturbi alimentari. La madre di Alice, Valeria, brillante studentessa che non desiderava la maternità, è partita per proseguire la carriera in America tagliando i ponti con il passato. Un giorno il rappresentante di una ditta informatica presenta ad Alice un software sui cambiamenti climatici. Roberto cede ai desideri della figlia ma tramite le simulazioni emergono immagini agghiaccianti per l’umanità che accentuano l’ansia di Alice. Il modesto impiegato di provincia disperato per la salute di Alice parte per cercare Valeria.

La quarta di copertina è molto accattivante, perché ho trovato sempre interessanti le storie di provincia, di calciatori di talento o meno, dalla carriera mozzata, che però capitalizzano o meno la loro virtuosa permanenza nella rosa calcistica di una cittadina. Masotti conosce bene la provincia dei riti quotidiani, dove si conoscono tutti e nessuno, dei piccoli e grandi drammi, delle gioie, della crisi economica che muta i comportamenti, di ex compagni di squadra che hanno trovato la loro via. Del resto l’autore è uno scrittore medico, e il medico è un po’ come il confessore. Mi piace molto la storia di questo padre forzato, di una figlia che ha problemi di alimentazione, alle prese entrambi con le piccole e grandi emergenze quotidiane, con lo jogging al ‘percorso vita’ del parco e un software che elabora previsioni sul degrado ambientale, e poi di questa madre misteriosa, che c’è stata e non c’è. È una storia di nebbia padana ma non cupa: la nebbia, che io conosco bene, è ovatta, trasfonde gli oggetti e le cose, dà loro una nuova dimensione: è luce. La scrittura di Masotti va in profondità, le metafore calcistiche del personaggio e su di esso sono appropriate: il primo, il secondo tempo, i tempi supplementari e… magari i rigori. È molto vicino al mio sentire l’autore, che padroneggia bene la scrittura però al contempo in determinati passaggi difetta di fluidità e i dialoghi non sono sempre di immediata comprensione. Le grandi arterie del romanzo funzionano bene, nelle vene invece la fluidità è un po’ farraginosa, pur non mancando intensità. Un riconoscimento meritato quello di Masotti nel 2019 per un libro ben curato da Pegasus Edition, ma a cui forse avrebbe ulteriormente giovato un editing sul tenore di certi dialoghi e passaggi.

Gino Pitaro

Nasce a Vibo Valentia e ha svolto attività di redattore, articolista freelance e di documentarista. Nel 2011 il suo esordio come autore di romanzi con "I giorni dei giovani leoni" (Arduino Sacco Editore), poi per la Ensemble pubblica rispettivamente nel 2013 e 2015 "Babelfish, racconti dall'Era dell'Acquario" e "Benzine", vincendo numerosi premi letterari. "La Vita Attesa" è il romanzo per Golem Edizioni pubblicato nel 2019. Vive in provincia di Roma.