BOBBY CARCASSÉS : De La Habana a Nueva York

bobbyUno dei più emozionanti esempi di jazz afrocubano di questi ultimi anni è quest’album del poliedrico Bobby Carcassés, già uscito nel 2010 ma, per me, insuperato esempio di espressione della tradizione musicale cubana.

Nonostante la sua non più giovane età, è nato a Kingston, in Giamaica,  il 29 agosto 1938, Bobby Carcassés suona, e vive, con l’entusiasmo del giovane artista che inizia ad esprimere in tutta la sua potenza l’inquietudine musicale che lo ispira.

È un artista completo, suona con maestria praticamente tutti gli strumenti anche se lo vediamo spesso soffiando in un flicorno, arrangiatore fine, showman, cantante (famoso il suo scat-singing),  nonché ballerino, attore e pittore.

Ha suonato con tutti i più grandi musicisti del mondo e da essi acclamato e rispettato e, nonostante ciò, ha saputo mantenere quell’umiltà che solo certe personalità riescono a conservare.

In omaggio ai suoi 50 anni di carriera artistica esce, nel 2010, il suo disco “De La Habana a Nueva York”;  lo accompagnano i suoi amici Dafnis Prieto (batteria), Osmany Paredes (piano), Yunior Terry (basso), Yosvany Terry (sax e chekere) e Marvin Diz (percussioni).

È meraviglioso sentirlo cantare come, ad esempio in “No seràs de mi”, perché  l’espressione romantica della sua voce è unica, e dà l’occasione a chi lo accompagna di parlare con il cuore tramite il proprio strumento; il sax di Yosvany Terry è un piccolo gioiello di cosa significa essere un poeta nella modernità del nostro tempo.

Basta ascoltare la famosa composizione di Margarita Lecuona, Babalù, per sentirsi a Cuba immersi nella storia e con la mente sollevata dall’eternità della tradizione musicale cubana, passando dalla rumba al danzòn, dal son al cha cha cha con sapore di blues, in onore all’incanto della musica afroamericana del nord America, un viaggio, appunto dall’Avana a New York.

Un disco che consiglio vivamente, disinteressatamente,  solo per condividere con altri quelle emozioni che l’uomo sa creare e che non sempre, ahimè,  giungono a noi. Non sarà difficile trovarlo da qualche rivenditore internazionale.

Con il migliore augurio per un ascolto piacevole, spero di aver destato l’interesse dei lettori.

Arrivederci.

 

Moreno Stortini

nato a Bastia Umbra vive attualmente a Roma, funzionario pubblico, interessato da sempre alla musica e da essa condizionato nella vita e nelle scelte. Per lui la musica è poesia, amore per la bellezza, motore della propria vita. Negli anni ’70 il Rock, poi ascolta e legge di Jazz, infine l’America latina, dove vive per un breve periodo e poi frequenta, affascinato dalla musica, dalla storia e dallo studio delle civiltà precoloniali e delle radici africane, indelebili per i popoli delle Ande e dei Caraibi. Conquistato da questo miscuglio di razze, di suoni e di lingue, che interpreta come artefici della creazione di un sentimento nuovo di Musica e di Letteratura, capace di segnare i destini del mondo occidentale e non solo. E, last but not least, l'Afro latino con il jazz, una bomba di suoni e di emozioni che per lui “non ha uguali”. Innamorato di ciò, spende voglia ed emozioni che spera di trasmettere.